Agenda dei poeti 2018

PREFAZIONE


Un’agenda che è anche antologia

L’agenda è un oggetto personale. Qualcosa che custodiamo, talora nascondiamo, nella quale annotiamo giorno per giorno i nostri appuntamenti, i nostri impegni, le nostre osservazioni, i nostri pensieri, i nostri sogni. Senza troppo curarci della forma, cercando di coglierne l’essenza, di carpirli al volo prima che finiscano travolti dalla quotidianità della routine.

L’agenda, quindi, come strumento di lavoro, sostegno alla nostra memoria che, grazie alla grande intuizione di Otmaro Maestrini, diventa però anche una antologia di testi poetici e, perciò, un’incredibile occasione di avvicinamento e condivisione con il mondo della poesia. Una poesia scritta da uomini e donne come noi - che per semplificazione chiamiamo poeti ma sono persone che ci stanno inviando un messaggio – che ogni giorno ci invitano alla riflessione, al confronto, chiedendoci di mettere in gioco, se lo vogliamo, la nostra identità personale, il nostro vissuto.

In questo modo si compie un’operazione di grande valore, diventata nel tempo anche una formula vincente, come dimostra il grande successo riscosso dall’Agenda dei Poeti, perché consente di valorizzare l’affinità tra scrittura e lettura, facendo in modo che, alla fine, anche leggere (e qui intendiamo proprio leggere poesia) diventi una attività creativa al pari della scrittura. 

E’ difficile definire la poesia. Di essa abbiamo valutazioni diverse, spesso contrastanti, ma tutte valide. C’è chi come Baudelaire la idealizza, considerandola “un grido disperato dell’uomo nella sua lotta contro la finitudine. Perché nella consapevolezza della nostra transitorietà – sono le sue parole - percepiamo, sia pure confusamente, l’assoluto”.

Ma il poeta è tale anche quando non pretende di raggiungere vette espressive eccelse, ma, pur mantenendo uno stretto, devoto contatto con energie più grandi di lui “può mescolarsi abilmente anche con la realtà fisica del quotidiano.”

Sublime e quotidiano, quindi. Il poeta in fondo altro non è che una persona alla ricerca di una sintesi tra questi due estremi. E, se guardiamo bene, il compito del poeta, come afferma Carotenuto, è quello di compiere “un lavoro terapeutico quando compone i suoi versi, trasformando la sua ferita in feritoia creativa”. Una feritoia attraverso la quale ognuno di noi può passare per ritrovare il senso della vita e spesso anche per ricevere consolazione e piacere.

Ugo Perugini