Agenda dei poeti 2011

27 agosto 2011

IL POVERACCIO

Quattro soldi,
un bicchiere per la raccolta dell’elemosina
e forse per bere anche un po’ d'acqua,
un pane raffermo che qualcuno ha perso,
una bisaccia raccattata al supermercato,
sfidando la solerzia dei guardiani.
“Poveraccio”, dicono di lui
vedendolo per strada
con le toppe sui pantaloni e le maniche
della giacca tutte color piombo.
“Poveraccio”, dice di lui
anche la nonnina, che gli tende la mano
con la fretta della bontà improvvisata,
mentre tenta di sorreggerlo nel suo barcollare.
Un bimbo va a raccogliere
tra i suoi piedi un pallone.
Risponde sottovoce, il “poveraccio”:
“lasciami giocare:
un tiro lo so fare anch'io...
Vedi un po'...”
E mentre alza la gamba destra,
barcolla ancora di più,
cadendo a terra, con un tonfo.
Le monetine escono dalla tasca rattoppata,
il pane si perde sull'asfalto,
la mano resta lì, immobile.
Nessuno si ferma: accanto al “poveraccio”
resta solo il piccolo campione
dell'umanità perduta,
che ora non cerca più il suo pallone.
Raccoglie le poche cose sparse,
lo rialza, a stento...
lo fa sedere sul muretto della strada,
gli porta l'acqua nel bicchiere fradicio..
Poi, si siede accanto ad ascoltare
la storia di un giramondo balbuziente,
povero e squattrinato,
che pensava di ritrovare
non si sa quale cosa avesse perduto...
Una storia lunga. Forse più che una vita.


Angelo Quieti – Bollate (MI)