Agenda dei poeti 2016

18 maggio 2016

PRETIOSUS CALYX <BR>(ITALIA DEI VINI)

In piè del Monte rosseggiando in grappoli rubini
pregiata vite stilla il suo elisir dal negro suolo
tra pampini dorati a carezzar quegli acini divini
e sublimar la gola di Barbera e di Barolo,
dal calice lombardo spumeggiando in vivo fuoco
acceso del sapor che madre terra in su riporta
risplende in mille luci con prestigioso gioco
il magico liquore celebrato in Franciacorta,
scorrendo tra le vene a riscaldare il cuore
in gocce distillate al freddo del Trentino
nutre dei suoi aromi in polline di fiore
il rosso del Caldaro e il rubro Marzemino,
e tra gli euganei colli in Veneto
soave sgorga il Cabernet col fiero Bardolino
come pregiate sete o porpore in conclave
a rinfrescar palati in guizzo sopraffino,
zampilla il Dolceacqua sulla Liguria in fiore
e il chiaro Cinqueterre sul Golfo dei poeti
sul festival del canto, tra le poesie d’amore
trasfusi dentro un calice che il cuore pur disseti,
con la Romagna in festa gorgoglia il Sangiovese
tra gli otri e le cantine in voce di soprano
delirio delle gole nelle taverne accese
nell’estasi dei sensi con pioggia di Trebbiano,
s’incanta la Toscana al bacio di un Brunello
che scioglie i suoi profumi nei cuori trasognanti
affoga le sue pene, inebria il suo cervello,
esalta la sua lingua nel bagno del suo Chianti,
e l’Umbria rigogliosa nel canto del mattino
si veste dei colori del grappolo sultano
in quel brusìo di gocce di dolce Bardolino
sui languidi ruscelli del limpido Torgiano,
le tiberine voci sui tesori del passato
raccontano dei Cesari, del vino dei Castelli
e il vaneggiar di un dio, già “Bacco” nominato
che l’uve di Frascati ha posto tra i capelli,
ma prima di morir da Napoli si passa
per la Campana terra e il picco vesuviano
e sazia del Falerno poi l’anima trapassa
portando sotto braccio un orcio di Gragnano,
la Puglia sotto il tacco e sotto lo stivale
calpesta le sue uve con spirito sincero
e il mosto del Barletta già ribollendo sale
a fermentar nei tini col chiaro San Severo,

“Calabrisella mia” sognava una canzone
per femmina che al cuor giammai non darà pace
ma al sollevar dei calici si placa la tenzone
ricolmi del Cirò o il Greco di Gerace!

Ma tu Sicilia mia dal sole accarezzata
cullata dalle onde e solcata dalle lave
tu terra generosa “Trinacria” rinomata
qual nettare riservi al cuore mio soave?

“Io terra di calore con uve di gran gala”
riverso in ogni calice un canto di magia
distillo dal mio ventre il rosso di Marsala
il bianco zuccherato in dolce Malvasia,

e l’Alcamo con l’Etna, il Corvo e il rosso Faro
ambrosia degli dèi al cenacolo di Bacco
profusi in fresco rovere per gran palato raro
orgoglio d’ogni sagra e d’ogni celebre almanacco!

Ma il più pregiato calice è l’Italia del buon vino
terra calda e rigogliosa che il gran nettare contiene
terra forte che riversa generosa in ogni tino
il suo sangue più prezioso dalle sue nutrite vene.

All’Italia allor brindiamo col quel nettare divino
versando in ricco calice il suo oro e il suo rubino!


Luigi Antonio Pilo – Messina Torre-Faro