Niente da dire
Romanzi / 176 pagine / € 10,00
OTMA Ed. 2007
Parte del vissuto dell’autrice e delle proprie considerazioni personali sono raccolte nella sua opera prima Niente da dire, un romanzo dichiaratamente autobiografico, tale da assumere il carattere di una sorta di diario, con rimandi ad un carteggio, trascritto volutamente in forma incompleta (senza riportare le risposte dell’amico – amico reale o sorta di alter ego pretestuoso?) e indirizzato ad un amico confidente, in cui mette a nudo la propria anima e affronta i propri demoni tra cui la se stessa che vede riflessa nella madre.
Il libro è un viaggio intimistico senza artifici letterari, nel mondo vissuto e percepito di una giovane donna alla ricerca di sé, ma anche un esempio di come l’incomunicabilità tra genitori e figli non è soltanto il prodotto del solito divario generazionale, quanto piuttosto frutto dello scontro tra individui. Persone che, al di là dei ruoli e dell’età, combattono intimamente ognuno con se stesso nel difficile compito di sopravvivere ai cambiamenti, alle proprie paure e ai propri errori: i genitori finendo per trasferire gli stessi
timori e il medesimo senso di fallimento ai figli, i figli (o nel caso specifico la figlia) rifiutando di sopportare il peso di errori non propri, ma, al contempo, dovendo riconoscere quanto il processo innescato nel tempo abbia instillato in loro stessi il germe “malato” dei genitori da cui rifuggono, che viene trasformato in un rifiuto dell’altro e vissuto con un disagio difficilmente accettabile ai loro stessi occhi.
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