Edizione curata da OTMA2.
Introduzione
Russia, seconda guerra mondiale, 25/26 gennaio 1943.
La divisione alpina Cuneese e quella di fanteria Vicenza, in forze all'Armir (Armata Italiana in Russia), vennero in pratica annientate dalla controffensiva russa. La medesima cosa era capitata tre giorni prima alla divisione Julia.
L'armata Italiana lasciò sul campo migliaia di morti.
I soldati superstiti, in ritirata, iniziarono così una lunghissima marcia, nel gelo tremendo dell'inverno russo (-35° / -42°), per riparare dietro linee amiche.
Molti di loro perirono o furono catturati durante il tragitto.
Solo la divisione alpina Tridentina, ancora in grado di combattere, riuscì a sfondare l’accerchiamento russo; lo fece, insieme ai resti delle altre divisioni, a Nikolajevka. Da lì proseguì il faticoso ripiegamento di quello che rimaneva dell'Armir.
In quei giorni tremendi, gli alpini, che al loro arrivo in terra russa erano stati benevolmente accolti dalla popolazione, riuscirono in alcune occasioni a trovare momentaneo asilo nelle isbe o nei villaggi abbandonati.
Alcuni riuscirono a ritornare a casa, ma di molti non si seppe più nulla.
I loro padri, madri e mogli non ebbero così nemmeno una tomba sulla quale portare un fiore.
Tuttavia qualcuno dei “dispersi” lasciò una traccia indelebile del suo passaggio in quella terra lontana, traccia che riaffiorò dopo parecchi anni.
I riferimenti storici di questo racconto sono reali. Il resto è romanzo.
É, infatti, assai improbabile che un italiano potesse visitare, negli anni fra il 1965 e il 1970, i luoghi di quegli avvenimenti. Solo dal 1989 s’incominciò a parlare della ricerca e del rimpatrio dei resti dei caduti laggiù.
Marco Baretta