Finalmente mi vedo
Poesie / 88 pagine / € 10,00
OTMA 2 Edizioni 2016 - ISBN 978-88-6663-149-1
Laura Mutti, in questa raccolta di poesie dal titolo “Finalmente mi vedo”, attua quell’arduo desiderio umano di comunicare le proprie emozioni, passioni e paure recondite. Ogni elemento corrisponde ad una profonda introspezione alla ricerca del Super- Io Freudiano, una lotta silente tra inconscio e subconscio, tra reale ed irreale, tra paura e raziocinio, racchiusa in una cornice dicotomica tra luce e buio che si alternano scandendo il passare del giorno. Nel suo percorso di sdoganamento di ogni sentimento ed emozione, l’autrice si discosta da ogni formalizzazione del pensiero e schema metrico per comunicare il più liberamente possibile, come i grandi maestri della seconda metà del XX secolo, Whitman e Ginsberg.
Laura Mutti spezza le catene della tradizione e della convenzionalità donando al lettore un viaggio attraverso il tempo ed i ricordi, concentrandosi su turbe comuni all’intera umanità. Lungo il cammino del tempo, tra le magie del momento, le parole si fondono divenendo speranza di vita, nell’avvincente visione onirica delle sue meditazioni ed inquietudine. Ed è proprio durante la notte, nell’oblio, che la potenza del sogno si sprigiona, come si vede in “Mani”, “Belva” e “Flo, amico mio”, dove il gioco continuo tra buio e ricordo si snoda catarticamente fino a giungere all’attualizzazione delle ossessioni umane più profonde, che portano il lettore ad immedesimarsi a pieno con l’autrice fino a rivivere gli stessi drammi.
Il tema del “dramma” - inteso come fenomeno che segna l’intera esistenza - è ampliamente presente nella poetica di Laura Mutti, con alcuni climax: “Madre mia” è la quintessenza del dolore e dell’impossibilità di reazione. Ma non si faccia l’errore di considerare la raccolta come un viaggio nella desolazione nichilistica; anche nei momenti peggiori giunge sempre un barlume di speranza, un “profumo di fiori” come in” Madre Mia” e” Sorriso”, che è il buon auspicio al ritorno verso una felicità e spensieratezza giovanile.
“Polvere di stelle” è, forse, la perfetta rappresentazione del groviglio emotivo che è la vita umana, che all’ultimo istante si riappacifica con l’universo; la morte non è altro che un nuovo inizio nell’eterno ritorno, dove ogni cosa è consequenziale e parte di un disegno immortale. La poetessa preferisce comporre i suoi versi nel silenzio della sera; non a caso, Arturo Graf diceva: “fà silenzio intorno a te, se vuoi udir cantare l’anima tua oggi” Ha ancora valore scrivere poesie oggi? Questo dilemma attanaglia chi non può desimersi dall’esprimere ciò che vive, sente, dando al pubblico uno spunto per ragionare sulla contemporaneità. Magistralmente Laura si cimenta in una riproposizione dell’inferno dantesco (Inferno mio), dove il male si presenta nelle sue forme più odierne come usura, tossicodipendenza e stalking. Come disse Ungaretti “la poesia ci sarà sempre finché esisterà l’uomo, tutti ne abbiamo un gran bisogno”. Scrivere è un rifugio, un dialogo con sé stessi. Scrivere è osservare il mondo e viverlo in ogni verso. In questo contesto vanno lette, vissute ed interpretate le poesie di questa raccolta, una urgenza che non si può ignorare in un presente dove la comunicazione scivola verso l’estinzione e la sensibilità sembra essere un male incurabile. L’incidere della penna sul foglio bianco è la realizzazione dell’istinto umano primordiale, una testimonianza di fatica e disperazione, un ricordo da conservare per l’eternità.
Dott. Gianmaria Sala
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