SOTTO IL PLATANO DI COO
Poesie / 220 pagine / € 15,00
OTMA 2 Edizioni 2016 - ISBN - 978-886-663-144-6 . . .
Questo mio nuovo libro riverbera in una struttura inusuale, in cui esperienze e vissuti dell’anima si confrontano, in un fluido di libero scambio di un mondo con l’altro, divenendo interezza emotiva: protagonisti due alberi, il Platano e il Pioppo, che incarnano l’essenza dei miei versi in italiano e in lingua dialettale. «Radici capovolte », che si abbracciano e intersecano il loro spazio, due «alberi - simbolo» della mia vita, che con il loro profumo rinfrescano la mia casa interiore, dove palpitano, nel silenzio, le emozioni più profonde a dar voce a ciò che resta silente, a celebrare l'oscurità, l'altro lato dell'esistenza, quello esiliato, muto, nascosto. Un effluvio in una sorta di annullamento dell’ego per lasciare spazio al libero volo dell’Anima , un volo che ha il sapore dell’acqua e del fuoco, della terra e del vento, del giorno e della notte, della sofferenza e della gioia: un volo dell’Anima e nell’Anima in quella luce divina che si chiama vita.
IL MIO PLATANO
Il Platano di Coo è l’albero sotto il quale, secondo la leggenda, Ippocrate di Coo avrebbe insegnato Medicina ai suoi discepoli e sotto lo stesso albero si dice che anche Paolo di Tarso predicasse la parola di Dio. Circa quattrocento anni prima di Cristo, Ippocrate ebbe una scuola fiorente in Coo e sotto il platano, insegnando agli allievi, fondò la nuova medicina laica, separando la medicina dalla religione e dalla superstizione. Lo scienziato fa riferimento a elementi come la dieta, l'atmosfera, la psicologia del paziente, e persino l'ambito in cui si trova a vivere, considerando dunque anche alcuni aspetti sociali. A distanza di secoli i libri scritti dal Maestro si leggono con estremo interesse (il Giuramento Medico, gli Aforismi, il libro delle Arie, delle Acque e dei Luoghi).
Il «Giuramento», che io stessa, con estremo orgoglio e serietà, ho pronunciato il 16 ottobre 1984, è un passaggio sacrale che, con regole nitide e impermeabili al tempo, ratifica pubblicamente l’ingresso dei nuovi medici nella professione, un impegno morale all’esercizio in cui fungono da architrave della missione medica alcuni princìpi supremi: il «principio di giustizia», che impone al medico di curare l’ammalato sulla base della sua sofferenza e non del censo sociale, il «principio di beneficialità» secondo cui va privilegiato l’esclusivo interesse del paziente, il «principio del rispetto dell’autodeterminazione della persona sofferente» ..
«Regolerò il tenore di vita per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio; mi asterrò dal recar danno e offesa… Con innocenza e purezza io custodirò la mia vita e la mia arte… In qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati, e mi asterrò da ogni offesa e danno volontario… Ciò che io possa vedere o sentire durante il mio esercizio o anche fuori dell'esercizio sulla vita degli uomini, tacerò ciò che non è necessario sia divulgato, ritenendo come un segreto cose simili. E a me, dunque, che adempio un tale giuramento e non lo calpesto, sia concesso di godere della vita e dell'arte, onorato degli uomini tutti per sempre; mi accada il contrario se lo violo e se spergiuro. »
L'albero di Ippocrate esiste ancora oggi, visitato da migliaia di medici e di esso si distribuiscono pezzetti di legno quali “reliquie” . Il Platano è situato nel centro della città di Kos ( un tempo Coo) nella "Piazza del Platano" (in greco Πλατία Πλατανου) di fronte al Castello dei Cavalieri e accanto alla moschea di Gazi Hassan (eretta nel 1776), ha una estensione di circa 12 metri ed è considerato uno dei più grandi platani d'Europa. Durante l'estate, nella piazza del platano si svolgono festival culturali. Il 5 settembre è usanza per le donne del luogo portare un ramoscello vecchio ed uno nuovo del platano, fino al mare. Il ramoscello vecchio viene gettato nelle acque, mentre quello nuovo ( che simboleggia l'inizio di un nuovo anno) viene posato sulla battigia in modo che sia lambito da quaranta onde. Le donne tornano poi al platano di Ippocrate e lo abbracciano per ottenere, forza, salute e lunga vita tenendo in mano una ciotola con acqua di mare e sassolini. Tornate a casa, appendono il ramoscello nella iconostasi.
Nello svolgimento della mia professione di medico ho imparato molto dal Maestro Ippocrate, ho imparato a guardare negli occhi i miei pazienti, osservando la loro interiorità per scoprire dove tramonta il loro sorriso. Ho scoperto la vastità della loro sofferenza , il loro universo interiore. Ho potuto scorgere in loro cristalli di saggezza, distese di verdi colline, ma anche territori grigi rivestiti di colori opachi, ingannevoli sfere di scintillante finzione. Ho cercato sempre di ascoltare Il loro inconfondibile suono dell’Anima, ne ho fatto il cuore dei miei versi, come già nel mio primo libro, “La carezza dell’Anima”.
IL MIO PIOPPO
Il pioppo è l’albero che mi ha accompagnata durante tutta la vita. Il mio pioppo si trova in un piccolo, meraviglioso paesino della Calabria (Petrizzi) in piazza Regina Elena, da sempre il principale punto d’incontro di tutti gli abitanti, tant’è vero che la piazza è chiamata « sutt’u Chjiuppu», (sotto il pioppo). Il pioppo è incorniciato da due maestosi gradini circolari in granito, denominati « ‘a rota d’o chjiuppu», gradini su cui si sono seduti, negli anni, tutti i petrizzesi ed in cui è incastonata, come fosse una gemma preziosa, «‘a menzarola», misura pubblica in pietra, fatta da maestri scalpellini del luogo che, all’ombra del pioppo, è stata per secoli testimone di contrattazioni di prodotti agricoli.. Il primo pioppo fu piantato nel 1807 per ordine di Giuseppe Napoleone Bonaparte, come simbolo di libertà. Il vecchio, imponente e maestoso albero fu abbattuto nel 1951. Altri pioppi si sono succeduti nel corso degli anni e oggi, ‘u chjiuppu, è ancora al suo posto, testimone dei segreti di tutto un paese e tra questi segreti si elevano, nel silenzio del cielo, anche i miei .
Nel mio libro “La carezza dell’Anima” proprio al pioppo dedico alcuni versi :
«… Stelle d'Amore / illuminano l'ombra / di un Pioppo secolare. / Stralci di Sole / filtrano tra i rami curvi /a proteggere i segreti / di un Paese che sogna / allevato a sopportare / a reagire / a risorgere./ Radici mai recise / ridondano di emozioni / e scavano i solchi profondi / delle sfide e delle battaglie./ E chi per dolorosa necessità / fu costretto ad emigrare / non ha mai dimenticato./ E l'Anima fiera
alla fine del cammino / ha un solo desiderio / quello di ritornare / per ritrovare l'identità mai perduta/ di una Primavera infinita / che non germoglierà invano /
impedendo allo scorrere del tempo / di cancellare la memoria / di uomini e cose… » .
‘U Chjùppu ha scandito il ritmo di tanti momenti della mia vita, fin da quando ero bambina, un’energia dirompente sotto quella cupola azzurra, che è il cielo di Calabria , un prisma, che irradia pace e armonia , in una sorta di osmosi vitale che riempie ed ha riempito la vita quotidiana di chi , seduto alla sua ombra, incontra amici e parenti.
Un albero che ha rinfrescato e protetto generazioni, un albero che affonda nella terra radici forti e profonde e con le sue cime ed i rami sottili proietta verso il cielo i segreti della saggezza e la semplicità di un’intera popolazione, un catalizzatore che assorbe l’energia della terra e l’energia universale del cielo e le rende disponibili in forma pura, come fossero acqua di fonte.
Suttu ‘u Chjiuppu è quel luogo della mia vita, dove ritrovo me stessa, dove il mio cuore si risveglia, oltre la dimensione fisica, nelle silenziose contrade dell’anima, dove percepisco il fondo delle mie radici, in luoghi incontaminati illuminati dal senso della vita.
E in questi luogo non posso che esprimermi nel dialetto della mia terra, è qui che odo la voce sottile e penetrante dell’anima come un “suono” d’altra natura, è qui che incontro altre care anime in “viaggio”, nell’archivio della memoria del mio tempo, dove fluisce il linguaggio del silenzio.
Ed è a quella fonte, che il giardino dei ricordi si disseta, ritrovando la via dell’amore e della saggezza di chi ho amato e non c’è più e il dialetto della mia infanzia diventa lingua e poesia, …
Nelle poesie dialettali, amo mantenere il legame con la mia terra, con la memoria, con i luoghi, le persone, i fatti: un piccolo mondo antico le cui tracce vivono nel mio cuore, un cuore con-diviso tra due splendidi paesi della Calabria, Olivadi e Petrizzi.
I versi scritti in calabrese, sono intrisi dall’entusiasmo affettuoso della riscoperta, una rivendicazione di identità, una presenza ancora reale di persone e situazioni.
Mi guardo intorno ed indietro, le figure, i volti, le voci del tempo passato mostrano, sempre più, i vuoti, le assenze… le difficoltà e l’arrabattarsi di tutti i giorni, hanno una loro espressività, una loro gioia, una forza corale.
La coscienza linguistica del dialetto, la rilettura della mia storia personale, fa trapelare l’attenzione al frammento, al particolare, nelle minute esperienze quotidiane, quasi sollevandole a dignità di narrazione, nella continuità di un attaccamento alle mie radici, che danno senso al mio mondo, in una rivendicazione identitaria.
L’Autrice
Rosalba Ranieri
Info e ordini telefonici Tel. 3518443882