Edizione curata da OTMA2.
Introduzione
L’epigramma originariamente era usato come iscrizione funebre o
commemorativa e inciso su materiali durevoli, l'epigramma greco trasse da
questo primitivo impiego il suo carattere di componimento assai breve, che gli
rimase come tratto specifico. Il più antico epigramma risale all'VIII sec. a.C.
e il metro utilizzato e il trimetro giambico seguito da 2 esametri epici. Ma al
partire dal V sec. viene quasi sempre usato il distico elegiaco. Ione di Samo
fu il primo autore a firmare un epigramma. Solo
in età ellenistica però, quando l'epigramma si affrancò del tutto dal suo
impiego epigrafico, questo genere letterario avverte la necessità di pubblicare
raccolte dei propri componimenti. La particolare fortuna che questo genere
godette in questo periodo si spiega con il particolare clima culturale e
psicologico dello stesso ellenismo: adoperato per gli argomenti più svariati
l'epigramma diviene duttile strumento atto a descrivere, in pochi versi, impresso
747d31h ni e stati d'animo, momenti di vita quotidiana, personaggi e tipi
umani; posto davanti a una realtà mutevole, dominata dall'imprevedibili tyche,
il poeta ellenistico adopera l'epigramma per fissare un momento che fugge via
senza ritorno. Tutto ciò richiede una particolare forma artistica che, condizionata
dall'esigenza di brevità, diventa sempre + raffinata, caratterizzata da
situazioni ricorrenti che finiscono per assumere il valore di topos letterari.
Quasi tutti gli epigrammi greci a noi giunti sono raccolti in un'ampia silloge
conosciuta con il nome di antologia palatina. Questa antologia, il cui
compositore è ignoto, comprende circa 3700 componimenti, raggruppati per
argomenti in 15 libri, e abbraccia l'opera di 300 poeti che vanno dal V sec
a.C. alla tarda età bizantina, senza contare tutti gli epigrammi di autore
sconosciuto. Circa 3 secoli dopo la palatina, un'atra raccolta venne curata dal
monaco bizantino massimo. Plaude, perciò detta antologia planudea. Questa
comprende 388 epigrammi non presenti nella palatina di cui quindi ne viene considerata
il completamento. Il processo di antologizzazione dell'epigramma greco risale
però al III sec. a C., ma la prima raccolta di cui abbiamo notizia è quella
curata nel I sec. a. C. dal poeta Meleagro intitolata Corona, dall' analogia
che il poeta instaura nel proemio fra ciascun poeta e un fiore o una pianta. Una
silloge con lo stesso titolo la compilò nel I sec. d. C Filippo di Tessalonica. La più importante fu quella pubblicata nel VI
sec. d. C. da Agatia col titolo di Ciclo, dove ogni poeta veniva assimilato a
una pietanza raffinata. Tutte queste raccolte confluirono in quella edita nel X
sec. da Costantino Cefala, alla quale si rifece il compilatore anonima della
palatina. Il genere epigrammatico
conobbe il suo periodo di massimo splendore in età alessandrina: è proprio durante questo periodo, infatti, che l'epigramma
diede i suoi frutti più squisiti, con poeti e poetesse come Teocrito, Asclepiade di Samo, Meleagro di Gadara, Posidippo
di Pella, Anite di Tegea, Nosside. Nel presente lavoro sono qui riportate, accanto al testo
in greco, le traduzioni di alcuni epigrammi di Asclepiade e di Meleagro, due tra
i maggiori epigrammisti e cantori lirici della Antica Grecia.