Il dono di Baucide
Poesie / 80 pagine / € 10,00
OTMA Ed. 2015 - ISBN - 978-88-6663-114-9 . . .
Barbari ci regala un libro dal titolo ispirato alla meravigliosa storia d’amore raccontata da Ovidio ne “Le metamorfosi” in cui Filemone e Baucide, dopo una vita passata insieme, chiedono a Zeus di morire nello stesso momento; il loro desiderio viene esaudito e vengono trasformati in due alberi che simboleggiano il legame tra umano e divino perché nascono dalla terra e si protendono verso l’infinito.
Il poeta celebra l’amore in tutta la sua splendente armonia e scrive ‘Se io fossi un’arpa tu saresti le note e il vento che tutto mi abbraccia! Se io fossi torrente dei monti tu saresti le cascate che mi riconiano a nuova vita! Il fiore più sensibile e silvestre nel mio giardino! E se io fossi il firmamento tu non potresti che essere la stella più splendente!” Evoca il verseggiare di Sandor Petofi e il romanticismo di Prevert.
La sua poesia non si limita all’amore, ma è ricca di riflessioni. Per esempio, il bene esiste perché esiste il male e ciò si riflette sulla natura umana che ha due aspetti opposti, uno buono e l’altro cattivo come scrive in “Perché”: “Perché col cuore sai farmi molto male eppure resti sempre attenta! Per i demoni del tuo amore: di benedizione e di tormento.”
Condanna l’idolatria come forma di fede propria dell’uomo che ha bisogno di vedere e toccare l’oggetto del proprio culto e non va al di là dell’apparenza; in altre parole, lo imprigiona nella sua dimensione umana e gli preclude la via per arrivare alla Verità. Allo stesso modo, celebra l’oscurità della notte che lo avvicina all’infinito, all’immensità dello spazio in cui l’anima può librarsi finalmente libera da ogni vincolo: “Non la luce è tutto: non l’eco di un divino lontano. Ma la notte: quando l’erba argentata di rugiada brilla alla luna che l’infinito si schiude.”
Da leggere e rileggere per apprezzare la vibrante sensibilità del poeta.
Cristina Flumiani
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