Agenda dei poeti 2017

26 marzo 2017

A MIO PADRE

Chiudo gli occhi.

Il respiro è lento e regolare.
I muscoli rilassati,
il corpo abbandonato.
Senza controllo.

Afferro l’impercettibile spazio che si apre
tra un pensiero e quello successivo.
Cento volte,
mille volte.
E più ancora.

L’intera mia vita è scandita
da microfratture mentali,
pensieri che si accavallano,
intervallati da un vuoto
piccolo e spaventoso.
È lì, in quei frammenti di nulla,
che ti percepisco.

È un vuoto ma è una voce.
Discreta e sussurrata,
un alito di vento.
Come eri tu.

Ma ingombrante e fragorosa
come un naufrago nella corrente dell’oceano
che si muove convulso e disperato
per non affondare negli abissi,
per non cadere
nell’oblio della mia memoria.

In quelle crepe millimetriche,
tu sei con me.
Mi piace riempirle con quello che eri,
che è quello che io sono.
Con l’immagine delle tue mani,
grandi, ruvide.
Ma sempre delicate con me.

Con quel tuo orgoglio
stanco e incrollabile,
quel tuo guardare il mondo
con occhi e cuore sinceri,
forse ingenui.
Ma sempre puri come la tua anima,
visibile a tutti, proprio come era.
Sono briciole nella mia mente,
nel mio sentire,
mi indicano la strada,
me le sento addosso.
Appiccicate alla pelle
come un abito bagnato
nel freddo della tua assenza.

Assorbo quello che eri,
ogni giorno,
in ogni momento.
Mi sento permeato
di valori e sembianze
che erano tuoi.
La mia bocca ha il tuo respiro.
E so con fede cieca che ci sei.
Sempre, dietro ogni curva,
solo per me.


Roberto Pessina - Milano