Agenda dei poeti 2017

3 ottobre 2017

NERO D’AVOLA

Sole della mia infanzia
perennemente ardente
ti rispecchiavi vivido
nel nero profondo degli acini
dolcissime della nostra piccola vigna.
E tu, laborioso padre, portavi
ogni dì acqua fresca di pozzo
a viti dai pampini arsi e assetati
ma io non capivo,
per questa atavica terra,
il tuo amore infinito,
il mio pensiero era sempre altrove:
perdonami.
E quando, all’ombra misera,
del vecchio mandorlo a buttar giù
un tozzo di pane con cipolle e olive,
mi dicevi: “Toh, bevi un po’ di vino:
questo fa sangue; ormai sei un uomo!”
Poi del mio rossore ridevi
perché io non ero un uomo
ero ancora un fanciullo.
Il mio sguardo rapito dall’allodola
che trillava e saliva
saliva e trillava
fino a diventare un puntino
nell’immenso azzurro del cielo.
Poi, ad un tratto, ad ali chiuse
velocemente veniva giù.
Anch’io, volando, volevo essere là
dove il suo esile piedin posava:
tra il profumo dell’antico timo
e i variopinti oleandri.
Adesso son qui,
tra vecchie botti e profumo di buon vino
lo sguardo smarrito nel nulla
dinnanzi ad un calice di rosso rubino
felice di vaneggiare.
Oh, rosso nettare!
Ciliegia, prugne e bacche rosse
albergano nel tuo cuore:
e in me accresce l’ardire,
accentui l’amore!
E quando la sera traballando,
torno a casa
ad affrontare i rimbrotti della donna
che amo;
e prometterle di volta in volta,
di tornare sobrio
me è sempre l’ennesima bugia.
Ah, Nero d’Avola,
gioia e tormento dell’anima mia!


Sebastiano Rizza - Dovera (CR)